Fairytale: Isotta e il Veleno della Dimenticanza
- claudiacounseling
- 16 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 17 giu
Una fiaba per donne che cercano la fedeltà a sé stesse nell’amore.
C’era una volta una giovane donna dal cuore fiero e dall’anima gentile, il cui nome era Isotta.
Cresciuta tra le brume del Nord e il canto libero del mare, conosceva il linguaggio del vento e il silenzio degli alberi. Era forte, ma non dura.
Era viva, e lo sapeva.

Un giorno, venne promessa in sposa a un re che non conosceva.
Le dissero che era il suo destino.
Che così si facevano le alleanze.
Che una donna saggia obbedisce.
Le cucirono addosso un mantello fatto di doveri, aspettative e silenzi.
Pesava come se fosse stato cucito con ago e spine.
A condurla dal re fu mandato Tristano.
Un cavaliere dal cuore nobile e lo sguardo velato da un dolore antico.
Era bello, spezzato, e pieno di mistero.
Tra loro nacque qualcosa che nessuno aveva previsto —
o forse sì..
Durante il viaggio, per errore… o forse per destino,bevettero un filtro d’amore.
Un veleno sottile, dolcissimo e pericoloso,che prometteva amore eterno, ma chiedeva in cambio l’oblio di sé.
E così si amarono.Con ardore, con fame, con tutta la violenza e la bellezza delle passioni che bruciano.
Ma col tempo, Isotta cominciò a sentire un vuoto.
Ogni volta che guardava Tristano, qualcosa in lei svaniva.
Un sogno non più sognato.
Una voce dimenticata.
Un desiderio che non le apparteneva più.
Cominciò a svegliarsi da quell’incantesimo.
Quel filtro d’amore non era amore.
Era fusione.
Era perdita.
Era l’incantesimo antico che chiede a una donna di scegliere l’altro prima di sé.
Inizio’ a capire che la passione che la faceva tremare non era libertà, ma dipendenza.
Non era scelta, ma incantamento.
Un giorno, Isotta si svegliò da quell’oblio.
Fu un attimo.
Uno sguardo allo specchio.
Una domanda sussurrata nel cuore.
Un “chi sono?” che nessuno poteva più ignorare.
Allora guardò Tristano.
E per la prima volta, lo vide con occhi liberi.
Non c’era rabbia, non c’era colpa.
Solo la limpidezza di chi è tornata a casa.
Gli disse:
“Ti ho amato come si ama un sogno.
Ma ora voglio amare da sveglia.Voglio ricordarmi chi sono, anche mentre amo.”







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